VACCINAZIONE NEGLI EMOFILICI: QUAL È IL RISCHIO DI SANGUINAMENTO E DI SVILUPPO DI INIBITORI?

Nei pazienti con emofilia, è di comune accordo che tutta la routine di vaccinazioni debba essere somministrata al momento opportuno seguendo le linee guida nazionali. Il maggiore rischio associato alle iniezioni intramuscolari è lo sviluppo di sanguinamento nel muscolo, che può portare allo sviluppo di inibitori, mentre l’iniezione sottocutanea aumenta il rischio di effetti collaterali locali (edema, eritema, prurito e formazione di granulomi), in particolare per vaccini contenenti adiuvanti.

In uno studio dello scorso anno, il gruppo della Rete Pediatrica Europea per la gestione dell’Emofilia (PedNet) non ha riscontrato alcuna associazione tra le vaccinazioni somministrate, prima o dopo l’esposizione al Fattore VIII, e lo sviluppo di inibitori in pazienti non trattati in precedenza.

Se la scelta della via di somministrazione sottocutanea può limitare le complicanze emorragiche e l’uso precoce del trattamento antiemofilico, sembra quindi possibile utilizzare anche la via intramuscolare per la somministrazione dei vaccini nei pazienti con emofilia. Al fine di ridurre al minimo il rischio emorragico, questa scelta potrebbe essere accompagnata da raccomandazioni pratiche come la somministrazione nelle prime ore della giornata –  per permettere il monitoraggio mediante osservazione dei genitori – utilizzando l’ago di calibro più piccolo possibile, in un’area facilmente comprimibile, in collaborazione con il medico di base o il pediatra, con compressione prolungata (almeno 10 minuti) senza sfregamento.

Tuttavia, sono ancora necessari ulteriori studi per esaminare lo sviluppo di inibitori in caso di vaccinazione intramuscolare, che non è mai stato studiato in modo specifico.

 

Fonte:

  • Audrey Hochart and Sandrine Meunier, Intramuscular vaccination of haemophiliacs: Is it really a risk for bleeding?, Haemophilia. 2019;00:1–2., DOI: 10.1111/hae.13808
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Prodotto contenente un’elevata concentrazione di fattore VIII in forma liofilizzata, e che viene impiegato per la terapia sostitutiva adibita al trattamento dell’emofilia A.

Condizione che si verifica quando l’attività del fattore VIII è compresa tra il 5% ed il 40%.

Condizione che si verifica quando l’attività del fattore VIII è compresa fra 1% e 5%.

Malattia ereditaria di origine genetica caratterizzata da una carenza del fattore VIII della coagulazione, che espone chi ne è affetto ad un elevato rischio di emorragie, sia interne che esterne. L’emofilia di tipo A si manifesta principalmente nei maschi, mentre le femmine possono sono perlopiù portatrici sane.

Alcune delle manifestazioni tipiche della malattia sono emartri (emorragie articolari) ed ematomi (emorragie muscolari).

Proteina appartenente alla categoria dei fattori della coagulazione, un gruppo di enzimi che prendono parte al processo di coagulazione del sangue.

È codificato da un gene localizzato sul braccio lungo del cromosoma X.

Il fattore VIII è noto anche come fattore antiemofilico (AMF).

Anticorpi prodotti dal sistema immunitario del paziente affetto da emofilia, in seguito all’infusione del fattore VIII sostitutivo.

Gli inibitori riconoscono il fattore VIII infuso e vi si legano in maniera specifica, neutralizzandone l’effetto.