Negli ultimi anni sono stati condotti diversi studi che collegano emofilia e osteoporosi. Questa è una malattia caratterizzata da una bassa resistenza meccanica dell’osso, dovuta ad alterazioni sia della massa ossea che della sua integrità strutturale, che possono causare fratture anche durante le attività quotidiane.
La forza ossea riflette il rapporto tra densità e qualità delle ossa. Nei pazienti emofilici sono molti i fattori che determinano un basso picco di massa ossea durante l’adolescenza e quindi l’osteoporosi in età adulta: primo fra tutti la ridotta attività fisica, dovuta agli emartri, che causa lunghi periodi di immobilità e rigidità articolare e un aumento del riassorbimento osseo mediato dagli osteoclasti.
La riabilitazione dei pazienti emofilici richiede una buona conoscenza della patologia sottostante e delle possibili conseguenze di un approccio terapeutico scorretto.
Il fisiatra deve tener conto di diversi fattori, tra cui la forma clinica della malattia, il tipo di profilassi seguita, l’età e la storia medica. Nei pazienti giovani, il ruolo della fisioterapia è quello di promuovere l’attività fisica nei tempi e modi consentiti dalla malattia, al fine di mantenere un corretto range articolare, un adeguato tono muscolare, la migliore attività muscolo-scheletrica, incoraggiare una corretta postura ed evitare difetti articolari. L’attività fisica nei giovani emofilici è essenziale per raggiungere un picco di massa ossea ottimale, attraverso la stimolazione diretta dell’esercizio sull’apparato osteoarticolare e l’esposizione alla radiazione solare. Quando necessario è possibile suggerire un’integrazione dietetica con calcio e vitamina D.
Fonte:
- Patrizia Franco, Osteoporosis in haemophilic patient, rehabilitative aspects, Clinical Cases in Mineral and Bone Metabolism 2012; 9(2): 96-99.