TRATTAMENTO ITI: UN’ARMA EFFICACE CONTRO GLI INIBITORI

La comparsa degli inibitori è un problema che riguarda circa il 30% dei pazienti affetti da emofilia A, e rappresenta l’ostacolo più grande che si possa incontrare nel trattamento della malattia. Nei pazienti con inibitori, infatti, la terapia di sostituzione a base di fattore VIII perde la sua efficacia, esponendo il paziente ad un alto rischio di sanguinamenti e artropatie, che finiscono inevitabilmente per compromettere non solo la sua salute ma anche la qualità della vita.

Risulta dunque essenziale poter contare su una soluzione che sia in grado di contrastare gli inibitori in maniera efficace. Questa soluzione risiede in una strategia terapeutica messa a punto per la prima volta nella Germania degli anni ’70: l’induzione dell’immunotolleranza (ITI, Immune Tolerance Induction). Il principio sul quale si basa l’ITI è legato al fatto che il nostro sistema immunitario è solitamente in grado di distinguere gli elementi estranei come virus o batteri, che vanno combattuti in quanto potrebbero costituire una minaccia per la salute, dai normali componenti dell’organismo, verso i quali non scatena alcuna reazione.

Gli inibitori non sono altro che anticorpi che il nostro organismo produce per annientare l’azione del fattore VIII, il quale viene erroneamente riconosciuto come una pericolosa minaccia esterna.

L’obiettivo dell’ITI è dunque quello di abituare il sistema immunitario alla presenza del fattore VIII, così che esso non venga più identificato come un pericolo da arginare, ma come un elemento che prende parte al normale funzionamento dell’organismo, e in quanto tale va “tollerato” e lasciato agire indisturbato. Quando questo obiettivo viene raggiunto, si dice che l’organismo ha sviluppato immunotolleranza nei confronti del fattore VIII, con enormi benefici per il paziente che può finalmente giovare dell’efficacia della terapia di sostituzione. Il trattamento per l’ITI può essere eseguito secondo vari protocolli, ma tutti si basano sul principio di esporre l’organismo ad una presenza massiccia e costante di fattore VIII. Questo comporta una notevole intensificazione delle infusioni, che possono essere eseguite quotidianamente, o comunque diverse volte la settimana e in, alcuni casi, anche un dosaggio di fattore VIII più elevato di quello impiegato per la normale profilassi. Questo trattamento può rivelarsi particolarmente impegnativo, soprattutto nel caso di pazienti in tenera età e può richiedere tempi piuttosto lunghi, che vanno da alcuni mesi a un paio d’anni, prima di dare dei risultati definitivi. Ad ogni modo, l’ITI mostra la sua efficacia nel 60-80% dei casi, con una variabilità che dipende da numerosi fattori che concorrono alla sua riuscita.

Anche alla luce delle nuove opzioni terapeutiche che hanno recentemente fatto la loro comparsa nel panorama del trattamento dell’emofilia, l’ITI è ancora oggi l’unica strategia in grado di eliminare la presenza degli inibitori e di ripristinare l’efficacia del fattore VIII impiegato nella terapia sostitutiva. Grazie all’ITI, dunque, anche i pazienti con inibitori possono contare sui benefici della terapia di sostituzione, godendo di una vita piena e attiva.

 

 

Fonti:

  • Carcao M. et al, Inhibitors in hemophilia: a primer. Fifth edition, 2018. World Federation of Hemophilia (WFH)
  • Colvin B.T. et al, European principles of haemophilia care. Haemophilia (2008). (14), 361–374
  • Mancuso M.E. et al, Immune tolerance induction in hemophilia. Clin. Invest. (Lond.) (2015). 5(3), 321–335
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Assenza di reazione immunitaria nei confronti di uno specifico elemento. Nel caso dell’emofilia, si parla di immunotolleranza quando l’organismo tollera la presenza del fattore VIII infuso durante la terapia, non lo percepisce come un elemento estraneo da neutralizzare, e quindi non produce anticorpi contro di esso (inibitori).

Anticorpi prodotti dal sistema immunitario del paziente affetto da emofilia, in seguito all’infusione del fattore VIII sostitutivo.

Gli inibitori riconoscono il fattore VIII infuso e vi si legano in maniera specifica, neutralizzandone l’effetto.