FATTORE VIII: INIZIARE LA PROFILASSI PRECOCEMENTE PROTEGGE LE ARTICOLAZIONI

Iniziare la profilassi con Fattore VIII prima dei 2 anni e mezzo di età può aiutare a protegge le articolazioni dei piccoli pazienti emofilici. È quanto emerge da un recente studio, che ha rilevato una correlazione tra l’età in cui viene iniziata la profilassi con fattore VIII e l’effetto protettivo nei confronti delle articolazioni.

La diminuzione della densità minerale ossea (BMD) è una delle complicanze più significative legate all’emofilia e causa della degenerazione articolare e ossea in questi pazienti. Recenti studi hanno già dimostrato che la profilassi a basse dosi con Fattore VIII, nell’emofilia grave, preserva la BMD, rispetto a quanto avviene con la terapia su richiesta. Il trattamento continuo e prolungato a basse dosi con fattore VIII può quindi prevenire i sanguinamenti, ma anche l’artropatia.

Ora sappiamo anche che i bambini che iniziano la profilassi con fattore VIII prima dei 2 anni e mezzo di età presentano un danno articolare minore all’età di 6 anni rispetto ai bambini della stessa età trattati con fattore VIII solo in caso di sanguinamento. Non solo, dal follow-up dei bambini, risulta che i piccoli trattati con profilassi a partire dai 2 anni e mezzo di età, hanno anche articolazioni più sane a 18 anni. Anche la Federazione Mondiale dell’Emofilia consiglia di iniziare la profilassi prima dei 3 anni di età e prima che si manifesti sanguinamento articolare.

 

Fonti:

  • Factor VIII: Long-established role in haemophilia A and emerging evidence beyond haemostasis, Bethany Samuelson Bannow, Michael Recht,Claude Négrier, Cédric Hermans, Erik Berntorp, Hermann Eichler, Maria Elisa Mancuso, Robert Klamroth, Jamie O’Hara, Elena Santagostino, Tadashi Matsushita, Craig Kessler, DOI:1016/j.blre.2019.03.002
  • Young adult outcomes of childhood prophylaxis for severe hemophilia A: results of the Joint Outcome Continuation Study. Beth Boulden Warren, Dianne Thornhill,Jill Stein, Michael Fadell, J. David Ingram, Sharon Funk, Kristi L. Norton, Heidi D. Lane, Carolyn M. Bennett, Amy Dunn, Michael Recht, Amy Shapiro, Marilyn J. Manco-Johnson. Blood Adv (2020) 4 (11): 2451–2459. https://doi.org/10.1182/bloodadvances.2019001311

 

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Fenomeno patologico che comporta una riduzione del quantitativo di minerali (calcio, magnesio, fosforo, etc.) contenuti all’interno dell’osso. Questo impoverimento di minerali porta ad un indebolimento delle ossa e ad un conseguente aumento del rischio di fratture.

Quantità di minerali presenti in un centimetro quadrato di osso.

Malattia ereditaria di origine genetica caratterizzata da una carenza del fattore VIII della coagulazione, che espone chi ne è affetto ad un elevato rischio di emorragie, sia interne che esterne. L’emofilia di tipo A si manifesta principalmente nei maschi, mentre le femmine possono sono perlopiù portatrici sane.

Alcune delle manifestazioni tipiche della malattia sono emartri (emorragie articolari) ed ematomi (emorragie muscolari).

Proteina appartenente alla categoria dei fattori della coagulazione, un gruppo di enzimi che prendono parte al processo di coagulazione del sangue.

È codificato da un gene localizzato sul braccio lungo del cromosoma X.

Il fattore VIII è noto anche come fattore antiemofilico (AMF).

Cellule del tessuto osseo in grado di dare luogo alla produzione di nuovo tessuto osseo mediante la secrezione di matrice extracellulare.

Cellule adibite alla degradazione (riassorbimento) del tessuto osseo.

Condizione patologica legata ad una riduzione severa della massa minerale ossea che indebolisce le ossa e le predispone all’insorgenza di fratture.

Danni che si verificano a carico delle articolazioni, e che ne impediscono il regolare funzionamento, compromettendo le capacità di movimento di chi ne è affetto.

Nel paziente affetto da emofilia, le patologie articolari sono generalmente la conseguenza di emartri ricorrenti.

Condition that occurs when factor VIII activity is <1%.