EMOFILIA: OCCHIO A GRASSI E ZUCCHERI

La crescente popolazione di pazienti con emofilia in sovrappeso o con obesità rappresenta una preoccupazione clinica.1 Recenti studi hanno evidenziato che il 34,5% dei pazienti emofilici di età superiore ai 20 anni negli Stati Uniti è in sovrappeso e il 23,5% è obeso. Inoltre, almeno il 16,4% dei bambini emofilici è in sovrappeso contro il 13,7% della popolazione generale.2

Uno studio condotto su un modello murino di emofilia (topi F8, con deficit di Fattore VIII), ha valutato l’effetto di una dieta ad alto contenuto di grassi e alto contenuto di fruttosio, per comprendere la tendenza di questi animali all’obesità e il rischio di sviluppare steatosi epatica non alcolica indotta dalla dieta. Le malattie del fegato, acute o croniche, infatti, sono correlate ai disturbi della coagulazione per una serie di ragioni, tra cui l’errata produzione di fattori della coagulazione e inibitori, difetti piastrinici, iperfibrinolisi e aumento della coagulazione intravascolare.2

I topi carenti di Fattore VIII sono altamente inclini a sviluppare obesità in seguito a una dieta ipercalorica e sono più a rischio di sviluppare patologie epatiche. Questo aumento di peso e la progressione verso il fegato grasso possono peggiorare i loro problemi di coagulazione.2

Sebbene ulteriori studi sui pazienti affetti da emofilia A umana forniranno una migliore comprensione, si raccomanda ai pazienti di evitare una dieta ricca di grassi e fruttosio che può portare ad un aumento di peso e alla steatosi epatica.Se questo non viene monitorato e preso in considerazione, la terapia sostitutiva potrebbe non essere completamente efficace.2

 

Fonti:

  1. Andreas Tiede et al., Body Mass Index Best Predicts Recovery of Recombinant Factor VIII in Underweight to Obese Patients with Severe Haemophilia A, Thromb Haemost 2020;120:277–288, DOI https://doi.org/ 10.1055/s-0039-3400745
  2. Alaknanda Mishra, Shailendra Arindkar, Preeti Sahay, Jerald Mahesh Kumar, Pramod K. Upadhyay, Subeer S. Majumdar, and Perumal Nagarajan, Evaluation of high-fat high-fructose diet treatment in factor VIII (coagulation factor)-deficient mouse model, Int. J. Exp. Path. (2018), 99, 46–53, doi: 10.1111/iep.12264
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Prodotto contenente un’elevata concentrazione di fattore VIII in forma liofilizzata, e che viene impiegato per la terapia sostitutiva adibita al trattamento dell’emofilia A.

Condizione che si verifica quando l’attività del fattore VIII è compresa tra il 5% ed il 40%.

Condizione che si verifica quando l’attività del fattore VIII è compresa fra 1% e 5%.

Malattia ereditaria di origine genetica caratterizzata da una carenza del fattore VIII della coagulazione, che espone chi ne è affetto ad un elevato rischio di emorragie, sia interne che esterne. L’emofilia di tipo A si manifesta principalmente nei maschi, mentre le femmine possono sono perlopiù portatrici sane.

Alcune delle manifestazioni tipiche della malattia sono emartri (emorragie articolari) ed ematomi (emorragie muscolari).

Proteina appartenente alla categoria dei fattori della coagulazione, un gruppo di enzimi che prendono parte al processo di coagulazione del sangue.

È codificato da un gene localizzato sul braccio lungo del cromosoma X.

Il fattore VIII è noto anche come fattore antiemofilico (AMF).